Qui si respira la nobiltà.
Le Tofane sono la nobiltà delle montagne e la nobiltà dell’alpinismo.
Vista da Sud, la Tofana di Rozes è una straordinaria cattedrale di roccia, sorretta da imponenti pilastri che sin proiettano verso la vetta.
Su queste pareti furono scritte epiche leggende alpinistiche dai grandi nomi delle Guide e degli Scoiattoli di Cortina.
Ma sulle Tofane, mai dimenticarlo, vennero scritte anche pagine tra le più importanti della Guerra in montagna ed ancora oggi ne troviamo traccia ovunque.
Se così imponente è la vista delle Tofane da sud, è inoltrandosi nel Gruppo che ci si sente quasi in un’altra dimensione.
Le Tre Tofane incombono su ghiaioni, precipizi, vette minori di grande bellezza (tra tutte, Nemesis) in un ambiente alpino duro, ruvido, solitario.
Le Tofane sono il cuore meraviglioso delle Dolomiti Ampezzane, il tempio sacro della montagna.

DORMIRE NEI MASI

Locanda del Cantoniere

Piccolo e caratteristico hotel che si trova all’ingresso del Parco Naturale delle Dolomiti d’Ampezzo, collocato direttamente sulle piste del comprensorio sciistico delle Tofane.

Distante solo 8 km dal centro di Cortina d’Ampezzo ed a pochi Km da Passo Giau e Passo Falzarego, vanta una posizione davvero idilliaca.
Circondato da boschi e prati, a cui fanno da sfondo le vette Dolomitiche, è meta ideale per chi cerca tranquillità e pace.
Eretta sui resti di una costruzione della Prima Guerra Mondiale, la Locanda era l’abitazione del cantoniere che si occupava della manutenzione della Strada delle Dolomiti.

Dopo un’attenta e curata ristrutturazione oggi la Locanda è un bellissimo esempio di costruzione turistica ecosostenibile di montagna. 
La Sua storia antica si respira ovunque e la si può toccare con mano lungo i corridoi ricchi di foto e di oggetti appartenenti al passato.
Le camere godono di una vista davvero unica e sono arredate con materiali naturali quali legno di larice e di cirmolo.
Il profumo del legno è davvero molto forte e regala un’intensa sensazione di calore.
Aprendo le finestre della propria camera ci si può accomodare sul balcone e godere di una vista straordinaria.

Ottima la colazione al mattino, con prodotti freschissimi e del territorio.
Si può scegliere fra tante varietà di dolci oppure gettarsi sul salato, con buonissimi formaggi ed affettati.
La Locanda offre la possibilità di cenare con un vario menù alla carta: sfiziosi antipasti, i tipici canederli, la pregiata tagliata sono solo alcune delle proposte.
Per non parlare dei dolci: ottimi!!!

Il tutto accompagnato dalla gentilezza e dalla disponibilità di Ivano e del suo staff di sala.
Ivano e Mara sono gli attuali gestori della locanda e lo fanno in modo impeccabile.
Ivano sempre pronto a dare ottimi consigli su passeggiate ed escursioni mentre Mara accoglie con tanta gentilezza e disponibilità gli ospiti in arrivo.

Un posto assolutamente consigliato!

 

SENTIERI DELLE MALGHE

DA CIAN ZOPE' ALLA VETTA DEL NUVOLAU, COSTEGGIANDO LE CINQUE TORRI, CON DISCESA A PIAN DEI MENIS

La SR 48 che da Cortina d’Ampezzo si inerpica verso Passo Falzarego, passando per Pòcol, è, senza ombra di dubbio, una delle più belle strade di montagna delle Dolomiti e delle Alpi tutte. Lo è perché si inoltra in un ambiente montano di straordinaria bellezza, coronato da montagne famosissime per nobiltà, glorie alpinistiche e storie di guerra. Lo è anche perché queste montagne si elevano sopra boschi verdissimi impreziositi da panorami mozzafiato. Il primo di questi panorami è Cortina d’Ampezzo stessa con la sua conca forse unica nella sua bellezza.

La salita verso Pòcol è tortuosa ma poi, in breve, diventa più lineare ed il bosco fitto lascia spazio alla vista che si infrange contro le muraglie precipitose delle Tofane.
La salita verso il Passo è un susseguirsi di vallette, radure, boschi, scorci improvvisi di crode e forcelle. Cian Zopè è una di queste radure, deliziosa ed invitante. La troviamo sulla sinistra e la si nota subito perché da lì parte la strada che conduce al Rifugio Cinque Torri. D’inverno la strada è sommersa di neve e d’estate è riservata ad un servizio navetta.

Ci inoltriamo nella radura percependo la maestosità della Tofana di Rozes che troneggia alle nostre spalle. Ignoriamo, naturalmente, il percorso della strada e prendiamo tosto il segnavia 439. Incroceremo solo una volta la strada prima di ritrovarla nei pressi del Rifugio per cui potremo godere appieno della natura circostante.
La gran parte di coloro che salgono alle Cinque Torri prenderà gli impianti a fune ed altri le navette da Cian Zopè, ragion per cui si è sicuri che ci si troverà in una splendida solitudine. Il bosco è bellissimo, il sentiero si dipana morbido e ben comodo, la salita sempre dolce.

Quando il fitto si squarcia ci dona perle di montagna meravigliose, sulle Tofane alle nostre spalle e sulla Croda da Lago, dinanzi a noi.
Giungiamo, infine, ad un punto che richiede attenzione e passo sicuro: il sentiero costeggia, per breve tratto, la Boa Cinque Torri, un dirupo che precipita verso valle, là dove sale, lunga e tortuosa, la strada per Passo Giau. Siamo nei pressi del Rifugio Cinque Torri che superiamo per proseguire verso la nostra meta, ancora lontana.
Ormai le Cinque Torri sono alla nostra destra e superando un ripido pendio ci troviamo sul plateau dove giungono gli impianti e dove sorge il Rifugio Scoiattoli. Qui termina la nostra solitudine ma, in compenso, ci troviamo al cospetto di un panorama tra i più straordinari che le Dolomiti possano offrire.

A nord è un trionfo di muraglie di roccia che trovano la loro regina nella Tofana di Rozes, una cattedrale di impareggiabile bellezza. Alla sinistra della Tofana le crode di Fanes ed il gruppo del Lagazuoi, alla destra le altre due Tofane a completare la maestosità del quadro. Girando su noi stessi ci troviamo di fronte il Nuvolau e l’Averau, le due perle di questo settore. Proseguiamo dunque la nostra salita, sempre sul segnavia 439, verso il piano inclinato che conduce alla vetta del Nuvolau.
Lasciamo sulla destra il sentiero che conduce all’Averau e ci troviamo ad inerpicarci verso la nostra meta.

Le tracce sono varie, si sale un pò di qui ed un po di là, ma noi teniamo il lato di sinistra, più gradinato e ben segnato. La salita ora è un po’ più faticosa ma in breve giungiamo in vetta, all’antico e incantevole Rifugio Nuvolau. Sotto di noi la montagna precipita su tutti i lati ma la posizione è ben sicura. Ci si può solo sedere e perdersi nella sinfonia del creato che da qui spazia per ogni dove. Scenderemo dunque per la stessa via di salita fino ad incrociare il segnavia del Rifugio Averau, il 440, a Forcella Nuvolau.
Pieghiamo verso ovest per proseguire la nostra lunga escursione.

Il sentiero costeggia la parete est del Monte Averau, un disordinato e caotico susseguirsi di blocchi di roccia. Qui manca l’imponenza della parete sud ma l’ambiente è suggestivo. Camminiamo rapidi ma prestando attenzione al sentiero che è piuttosto scosceso. Presto diventerà più semplice fino a ritrovarsi nuovamente nel bosco.
La discesa, ormai comoda, ci condurrà alla radura di Pian dei Menis, bella, ampia e ricca di acqua. Ci troviamo alcuni km a monte rispetto a dove abbiamo lasciato la macchina. Potremo attendere la corriera oppure, avendo conservato ancora un pò di forze, scendere sul sentiero 424 fino a Cian Zopè.

DAL RIFUGIO DIBONA ALLA BASE DELLA TOFANA DI ROZES, FINO ALL'ATTACCO DELLE GALLERIE DEL CASTELLETTO.

Le Tofane sono un mondo da scoprire con passione, con entusiasmo e con prudenza.
Il Gruppo è così vasto e così ricco di attività che necessita di descrizioni accurate, pur nella semplicità che contraddistingue queste schede.
Una delle porte di accesso al Gruppo è certamente il famoso rifugio Angelo Dibona, dedicato alla grandissima guida ampezzana, collocato in splendida posizione poco sopra il limitare dei duemila metri.
Non ci soffermeremo qui sul come raggiungerlo, lasciando questa incombenza ad altre schede.
Basti qui ricordare che vi sale una rotabile dal bivio di Fedaròla ma che anche bellissime escursioni vi conducono con una grandiosità di panorami senza eguali.

Il percorso che intraprendiamo necessita di un buon passo e di una corretta attrezzatura tra cui è assolutamente indispensabile il casco da roccia.
Partiamo dunque dal Rifugio e dopo una prima rampa tocca già fermarsi perché un piccolo pianoro forma una sorta di belvedere assolutamente straordinario: il panorama verso sud è meraviglioso, con in primo piano le Cinque Torri, l’Averau ed il Nuvolau.
Ma quel che ci troviamo di fronte, volgendoci a monte, è impressionante.
Ci troviamo, infatti, al cospetto di uno dei Gruppi più imponenti e famosi delle Dolomiti tutte: Le Tofane.

Verso di noi, in primis, cala precipitoso lo sperone di Punta Anna, estrema propaggine meridionale della Tofana di Mezzo.
Al centro, si apre il grande circo che porta il nome di Valon de Tofana (e qui Valon è termine più che appropriato) e che conduce nel cuore vero delle Tofane, alla Forcella di Fontananegra, al Rifugio Giussani.
A sinistra, e qui al vero amante delle crode il respiro non può che fermarsi, si erge la cattedrale di roccia di Tofana I, la celeberrima Tofana di Rozes, sorretta dai suoi pilastri infiniti e scortata dalla sua ancella, Punta Marietta.

Il nostro viaggio ci porterà, in un crescendo di emozioni, alla base di questa cattedrale di roccia, per una traversata non impegnativa ma che lascerà ricordi indelebili.
Risaliamo dunque il Valon (segnavia 403) ed anche qui tralasciamo la descrizione della via lasciandola a quando scriveremo della salita a Fontananegra.
Basti notare che ignoreremo il primo bivio sulla sinistra in direzione della Tofana per portarci più in quota verso il centro del Valon, per poter così percorrere la base della Tofana I nella sua interezza.

Giungiamo, infine, al bivio con il segnavia 404.
Qui inizia la nostra emozionante traversata ed indossiamo subito il casco: cammineremo proprio alla base della Tofana ed il rischio di caduta sassi è sempre presente.
Il sentiero corre proprio a pochi metri, a volte pochi centimetri, dalla parete.
Appoggiarsi alla roccia regala una sensazione strana, di quasi incredulità per quel che torreggia sopra di noi.
Lungo la via troveremo anche tracce della guerra, che qui vide scrivere incredibili pagine di storia non solo bellica, e ricordi di caduti in croda.

Tutto è avvolto nel silenzio e si è così presi dal luogo da non prestare molta attenzione allo straordinario panorama.
Ci troviamo sullo zoccolo su cui si erge Tofana I, chiamato Cordes.
Il ghiaione è più o meno ripido ma la traccia è sempre ben chiara anche se, a volte, si assottiglia.
Passiamo ben presto sotto il Pilastro, il primo spigolo della Tofana, conosciuto da tutti gli alpinisti per la celeberrima via Costantini -Apollonio, Scoiattoli di Cortina, una delle scalate più rinomate di tutte le Alpi.

Della Tofana non vediamo nulla, solo la parete incombente ed il sentiero che serpeggia davanti a noi in un saliscendi alternato a tratti in falsopiano.
Giungiamo alla base della Grotta della Tofana, cavità profonda che si apre nella parete e che meriterebbe senz’altro una visita.
Dal nostro sentiero si dovrà risalire un ghiaione fino ad attaccare un breve percorso attrezzato che condurrà alla grotta.
Noi, invece, proseguiamo fino ad incrociare il bivio che conduce all’attacco delle Gallerie del Castelletto, straordinaria opera di ingegneria bellica della prima guerra mondiale. Consigliamo vivamente questa deviazione anche a chi non vorrà addentrarsi nelle gallerie: il solo giungere all’attacco provoca una grande emozione.
Il luogo è incredibile e sembra di venire catapultati indietro nel tempo in piena guerra.
Le Gallerie del Castelletto sono anche il punto di partenza della famosissima via ferrata della Lipella, percorso alpinistico che conduce in vetta alla Tofana di Rozes.

Ritorniamo dunque al bivio e proseguiamo il nostro viaggio.
La parete della Tofana non è più vicina a noi e presto ci troveremo al cospetto del Castelletto che quasi si adagia sul versante ovest della Rozes.
Siamo stati sempre in quota ma ora iniziamo la discesa sul sentiero 402, quello che conduce dal Casón de Rozes alla famosa e bellissima Val Travenanzes.
Noi scendiamo quindi verso valle fino ad incrociare il segnavia 412 e qui, dopo aver perso rapidamente quota, riprendiamo il cammino verso est.
In pratica camminiamo su un sentiero parallelo a quello della base della Tofana ma che si snoda tra i trecento ed i quattrocento metri di quota più in basso.
Siamo a Sotecòrdes ed il paesaggio sotto di noi torna ad essere verdissimo.
Ora lo sguardo può spaziare per ogni dove mentre rientriamo al Rifugio Dibona.
La Tofana di Rozes, silenziosa compagna, incombe sempre su di noi, ora ben visibile in tutta la sua strordinaria maestosità.

 

DAL RIFUGIO DIBONA ALLA FORCELLA DI FONTANANEGRA E DA LI' ALLE TRE DITA.

Delle Tofane abbiamo già scritto in altre schede. Sono un Gruppo celeberrimo delle Dolomiti e sono un santuario dell’alpinismo in generale. Qui proporremo un primo viaggio nel loro cuore, là dove si incontrano Tofana I e Tofana II, uno di quei posti che non hanno eguali in Dolomiti. Partiamo dunque dal Rifugio Dibona, rifugio tra i più famosi dell’Ampezzano.
Risaliamo rapidi la prima rampa che conduce ad un meraviglioso belvedere e poi, con giusto passo, prendiamo il Valon de Tofana. È questo un grande ghiaione che scende staccandosi dalle propaggini orientali della Tofana di Rozes, all’altezza del Pilastro, e da Punta Anna. Osservato da valle appare come un invito ad entrare tra le precipitose pareti rocciose dove il ghiaione si va ad incuneare. Lo risaliamo comodamente: la strada (segnavia 403) è sempre ampia e procede per lunghe volte che lo tagliano per buona parte della sua larghezza. Via via troviamo il bivio per il Castelletto, per il Sentiero Astaldi, per il Rifugio Pomedes: è il mondo delle Tofane che inizia a dispiegarsi di fronte a noi.

L’ampio sentiero, una carrozzabile in verità, ci conduce sempre più in alto, oltre quota 2.400. Qui l’ambiente cambia repentinamente. Siamo ormai accompagnati dalle pareti del Pilastro, di Punta Marietta, di Punta Anna.
Al di sopra di queste vette minori, la grandiose cime di Tofana de Rozes e Tofana de Meso. Il sentiero ora diventa più stretto e ripido mentre risale un terreno accidentato. Ben presto iniziano ad apparire le tracce della guerra: ruderi, trincee. parapetti. Qui fu luogo di grandi battaglie, di eroismi e di imprese alpinistiche che ancor oggi appaiono incredibili. Il silenzio circonda tutti questi resti ed aiuta la meditazione del viandante.
Ormai sotto Punta Marietta appare la prima vera sorpresa del nostro camminare: i ruderi del Rifugio Cantore, abbandonato da tanti e tanti anni.
Qui venne eretto, a fine Ottocento, il Rifugio Tofana che poi la guerra spazzò via. Dopo la guerra una caserma degli Alpini venne ristrutturata ed il rifugio che ne nacque venne dedicato al grande Generale degli Alpini Antonio Cantore, caduto alla forcella di Fontananegra. Qui si respira la storia delle Tofane. 

Proseguiamo rapidi perché ormai siamo a pochi minuti dal punto di sosta obbligato della nostra escursione: arriviamo alla Forcella di Fontanegra, dove sorge il Rifugio Camillo Giussani.
Descrivere il luogo sarebbe riduttivo perché le sensazioni sono troppe e gli occhi ed il cuore non si quietano. Siamo sotto la Tofana di Rozes e di fronte a noi, verso nord, si apre El Majarie, un vero deserto roccioso in alta montagna. Lì le Tofane esplodono nella loro più selvaggia natura e le cime minori di Punta Giovannina e di Nemesis sono degne ancelle delle tre cime maggiori. Vorremmo consigliare una breve deviazione fino al cippo eretto in memoria del Generale Cantore, grande Alpino qui caduto.

Il Rifugio Giussani è bello, panoramico, con un terrazza che attrae. L’interno è degno di un rifugio che si trova in tale straordinaria posizione, con una fantastica vetrata sulla Tofana I. Ma non possiamo indugiare oltre, dobbiamo proseguire. Da qui in poi il terreno diventa più impegnativo, l’ambiente è ormai alpinistico. Prendiamo dunque la traccia che sale decisa verso le propaggini della Tofana. La traccia è ben chiara su gradoni successivi che ci fanno avanzare velocemente.
Giungiamo ad un bivio: proseguendo sulla sinistra si prende per la via normale alla Tofana di Rozes, una meravigliosa esperienza di montagna. Ma oggi noi sceglieremo la traccia verso destra, in direzione opposta rispetto alla vetta. 

Si prosegue su terreno roccioso, orizzontandosi con ometti in pietra e segni di vernice rossa ad indicare la direzione. Cerchiamo di mantenere una rotta costante, non ci sono pericoli evidenti ma ormai qui siamo un gradino sopra l’escursionismo e servono passo sicuro ed ottimo senso di orientamento. Il dislivello dal Rifugio è modesto, poco più di 100 metri, ma la via è comunque impegnativa.
Giungiamo infine alle Tre Dita. 
Posto fantastico, arroccato su uno sperone quasi sospeso. Qui bisogna prestare grande attenzione e mettersi in posizione comoda e sicura, al riparo della formazione rocciosa che dà il nome al punto sulla mappa. Qui possiamo finalmente fermarci e perderci in un panorama straordinario. 

Di fronte a noi Tofana I, ancora seicento metri più in alto, al nostro fianco le altre due Tofane, e poi Nemesis, cima nobile.
In tanta magnificenza non si può non notare che a pochi metri da noi c’è un impegnativo passaggio della celeberrima via ferrata Lipella alla Tofana di Rozes. Siamo proprio nel punto in cui la ferrata, risalita la parete ovest, piega improvvisa verso sud per affrontare gli ultimi trecento metri che conducono alla schiena d’asino, là dove la Lipella si incrocia con la via normale prima di affrontare l’ultimo tratto verso la vetta.
Paghi, infine, di tanta grazia, lanciamo un ultimo sguardo a Nemesis, inquietante e bellissima ed iniziamo la discesa. Con calma ed attenzione, passo dopo passo, ritorniamo al Rifugio Giussani e alla sua accogliente terrazza.

 

 

MANGIARE IN MALGA

Rifugio Averau

Meraviglioso rifugio situato a 2.400 mt. sulle piste da sci dell’area Lagazuoi 5 Torri.

È raggiungibile a piedi con una facile e panoramica passeggiata di circa 40 minuti dall’arrivo della seggiovia 5 Torri.

 

Dal Rifugio Averau, sotto l’imponente blocco scultoreo del Monte Averau, si domina un tripudio di cattedrali di roccia. 

Le Tofane sono proprio al centro del palcoscenico ed imprigionano lo sguardo in una meraviglia che non ha fine. 

Ma poi tutto diventa sinfonia, dalle crode di Fanes e di Lagazuoi, sulla sinistra, a quel superbo blocco di torri e guglie che sono le Cinque Torri, queste sì vicinissime. 

 

Si può mangiare sia all’interno del rifugio che all’esterno sulla grande terrazza con una vista mozzafiato.

La cucina è di gran livello, con piatti tradizionali e del territorio: grande cura nella presentazione e nel servizio.

 

Durante l’inverno vengono organizzate cene con salita e discesa in motoslitta, a piedi o con gli sci, per trascorre una serata indimenticabile ai piedi del Monte Averau e Nuvolau.

Un’esperienza unica!!